giovedì 6 dicembre 2007

I Primi Successi


Con la nuova formazione fu registrato l'album d'esordio del gruppo, l'omonimo Iron Maiden, rilasciato nel 1980. L'album ebbe un ragguardevole successo e giunse alla posizione 4° delle classifiche britanniche, grazie a brani come Prowler, Running Free, Phantom of the Opera ed Iron Maiden, tuttora considerati pietre miliari della discografia del gruppo e dell'heavy metal in genere. Successivamente gli Iron Maiden partirono per il loro primo tour ufficiale, che entusiasmò molto le folle, stupefatte dalle loro prestazioni sia musicali che sceniche. Durante il British Steel Tour si esibirono come gruppo spalla dei Judas Priest e in seguito, nel resto dell'Europa, fecero da supporto alla tournée di Unmasked dei KISS. Per la prima volta suonarono anche in Italia, con tappe a Milano e Genova.
Tornati dal tour, Stratton se ne andò per divergenze musicali con gli altri membri, essendo più legato all'
hard rock che al neonato heavy metal. Nella band entrò così Adrian Smith, amico d'infanzia di Dave Murray e già chitarrista degli "Urchin".
Rinnovato l'organico, gli Iron Maiden iniziarono le registrazioni per il secondo album, pubblicato nel
1981 con titolo Killers. Il disco esibì una notevole maturazione nella tecnica e nella produzione, quest'ultima affidata a Martin Birch, già produttore di altri gruppi come Deep Purple e Rainbow, che provocò un notevole miglioramento nelle registrazioni in studio. L'album, sebbene considerato come valido dalla critica, grazie anche a canzoni come la title track, Wrathchild e Murders In The Rue Morgue , non riuscì a bissare il successo dell'esordio, posizionandosi al 12° posto nelle classifiche del Regno Unito.
Il quintetto iniziò così un nuovo tour mondiale, in cui furono headliner in
Europa e Giappone, (dai concerti nipponici venne estratto anche un EP, intitolato Maiden Japan, dal titolo di un live dei Deep Purple, Made in Japan), ed aprirono concerti anche negli Stati Uniti. Venne anche filmato per la prima volta un concerto live, chiamato Live at the Rainbow. In quel periodo, però, la voce di Paul Di'Anno, iniziò a subire gravi danni (oggi permanenti, per quanto egli porti tuttora in tour con una sua band le composizioni maideniane di allora) dovuti al grande abuso di alcol, fumo e altre droghe di cui il cantante faceva uso. Questi problemi rischiarono di rovinare l'intero tour della band, che fu così costretta a rimandarne le ultime tappe. Proprio per via di questi suoi eccessi, Harris decise di licenziarlo, anche se Di'Anno sostenne di essersene andato di sua volontà.

Prisoner Live